Farmacia dei servizi, Ecm, liberalizzazioni, parafarmacie e capitali. Il punto nel Consiglio nazionale Fofi
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Servizi cognitivi; evoluzione della professione e prescrizione "integrativa", rivedere l'accesso al corso di laurea, stop alla stagione delle liberalizzazioni "improprie", Ecm come strumento conoscenza a e professionalità e non "indiscriminata" raccolta di crediti. Il punto nel Consiglio nazionale Fofi
Servizi cognitivi in farmacia con efficacia e ritorno economico validati e riconosciuti; evoluzione della professione in quadri ben definiti di erogazione dei vaccini e prescrizione "integrativa", gestione del tema della disoccupazione rivedendo l'accesso al corso di laurea con l'introduzione transitoria del numero programmato a livello nazionale, stop alla stagione delle liberalizzazioni "improprie" e ricerca di una soluzione per oggettive difficoltà dei colleghi che hanno creduto alla parafarmacia "istituto che non ha eguali al mondo", Ecm come strumento conoscenza a e professionalità e non "indiscriminata" raccolta di crediti. Questi alcuni dei temi chiave toccati dal presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti Andrea Mandelli in occasione del Consiglio nazionale svoltosi oggi a Roma presso il Nobile Collegio.Mandelli, con riferimento a quanto emerso nelle prime due sedute che Gruppo di lavoro sulla farmacia dei servizi, ha spiegato che sono stati definiti tre aspetti fondamentali: «Il primo è l'individuazione degli ambiti principali di intervento della farmacia, che sono i servizi cognitivi, con particolare riferimento al supporto all'aderenza terapeutica, le campagne di screening, sul modello di quello del colon retto, e le funzioni di front-office (Cup o consegna dei referti). Il secondo punto è che le attività professionali del farmacista, soprattutto il supporto all'aderenza terapeutica, sono da realizzare in team, in sinergia con gli altri attori del processo di cura, a cominciare ovviamente dai medici. Il terzo punto è che, come recita il decreto istitutivo del gruppo di lavoro, andranno stabilite anche le modalità concrete di erogazione, così da raggiungere una standardizzazione che consenta sia l'omogeneità nel territorio nazionale delle prestazioni rese sia la misurazione dei risultati clinici e socio-economici, da cui dipende la remunerazione delle prestazioni stesse». E ha sottolineato il «passaggio cardine» di rilevare e valutare «sul piano dell'efficacia e del ritorno economico» l'intervento del farmacista e della farmacia di comunità. E ha ammonito: «E una volta avviata la sperimentazione non saranno ammesse scorciatoie: sarà necessario il massimo impegno, la massima apertura alla collaborazione con le strutture sanitarie e con gli altri professionisti, premesso che nel gruppo di lavoro saremo attenti a costruire uno schema in cui siano ben chiari i limiti delle competenze di tutti». Mandelli ha poi parlato di prospettive future della professione nella «dispensazione sul territorio dei farmaci innovativi» ma c'è «anche il capitolo della vaccinazioni e della prescrizione sulla base di protocolli condivisi». Si tratta di una proposta che intende «fare della farmacia un punto di informazione sulle vaccinazioni e, entro un quadro ben definito, di erogazione». E poi quella del farmacista quale "supplementary prescriber", cioè il «professionista che, dopo un corso universitario ad hoc, prescrive direttamente i farmaci previsti all'interno di un piano di gestione clinica concordato con il paziente e il medico. È una pratica introdotta nei primi anni 2000 nel Regno Unito e di cui si sta discutendo anche in Francia», ha spiegato Mandelli.
Altro passaggio della relazione ha toccato la formazione continua: «Non si tratta di raccogliere punti in modo indiscriminato, ma di compiere un percorso al termine del quale si hanno più conoscenze e una professionalità migliorata. Abbiamo ottenuto, con il Dossier formativo, di poter ridurre il numero di crediti necessario proprio perché seguire il dossier significa aumentare realmente le proprie competenze in aree rilevanti in funzione delle esigenze della collettività e del servizio sanitario». Ma a fronte di un'offerta è adeguata ha commentato Mandelli «la partecipazione effettiva resta ancora insufficiente e questo non è accettabile». Anche è la farmacovigilanza è stata indicata come «un altro aspetto che negli ultimi tempi sembra essere uscito dalla consapevolezza del farmacista». Secondo i citati sulle segnalazioni di ADR da gennaio 2014 a marzo 2017, «il 67% viene da medici e solo il 16% da farmacisti, e gli infermieri contano per il 7%. «È un'attività fondamentale per tutti professionisti sanitari, ma ritengo che in modo particolare noi farmacisti, gli specialisti del farmaco, dobbiamo mettere la farmacovigilanza tra le priorità della pratica professionale».
Mandelli ha riportato l'azione della Federazione sul fronte universitario per contenere la disoccupazione nel settore e ha ricordato la proposta sull'accesso al corso di laurea in Farmacia e Ctfche «prevede l'iscrizione diretta al corso universitario prescelto e, al termine del primo anno di studi, una selezione per l'iscrizione al secondo. Ma è evidente che questa è una soluzione realizzabile con tempi non compatibili con la gravità della situazione, quindi abbiamo richiesto in audizione l'introduzione transitoria del numero programmato a livello nazionale».
Infine le liberalizzazioni, dalle parafarmacie ai capitali in farmacia, il presidente Fofi ha espresso la posizione federale sui due problemi che ancora «restano sul tappeto e che devono necessariamente essere risolti». In primo luogo, «occorre trovare una soluzione che chiuda con la stagione delle liberalizzazioni improprie e delle riforme fatte in nome del servizio al cittadino, ma in realtà avendo ben presenti gli interessi di altri attori economici, ma nello stesso tempo risolva le oggettive difficoltà dei colleghi che hanno creduto alla parafarmacia - questo istituto che non ha eguali al mondo - come a una possibile soluzione». La ricerca di un compromesso, ha sottolineato Mandelli «non è semplice, ma è altrettanto evidente che un'ulteriore riduzione del perimetro delle attività esclusive delle farmacie non può che costituire un formidabile regalo a soggetti economici estranei alla professione». E poi l'apertura ai capitali: «Il capitolo non è chiuso - ha affermato - ma è chiaro a tutti che la partita si gioca con antagonisti di considerevole peso economico, il che spiega come sia stato sistematicamente respinto ogni tentativo di introdurre correttivi in diversi provvedimenti. Ma è altrettanto evidente che nella politica, trasversalmente, c'è una forte consapevolezza della pericolosità di questa strada. Non sarà una battaglia facile, e con tutta probabilità i veri protagonisti non sono ancora scesi in campo: attualmente le acquisizioni sono condotte da gruppi finanziari, non tanto da società intenzionate - verosimilmente - alla gestione diretta delle farmacie. Questa dilatazione dei tempi, peraltro, può essere un vantaggio per le aggregazioni di professionisti, come lo stesso progetto Farmacia Italia e quelli messi in campo dalle cooperative di farmacisti».
fonte:
Farmacista 33
