Farmacie di capitali, assegnato a Commissione il Ddl Trizzino su 51% ai farmacisti
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Alla Camera si torna a parlare di paletti al capitale. La proposta di legge, a prima firma di Giorgio Trizzino (M5S), che era stata presentata il 28 marzo e che mirava a porre un freno alla presenza dei capitali nelle farmacie, assegnando alla componente professionale almeno il 51% di quote e voti, ha ripreso il suo iter e mercoledì è stata assegnata in sede referente alla XIIesima Commissione Affari sociali della Camera. A darne notizia è l'house organ della Fofi, e dal sito della Camera è disponile la documentazione. Il dispositivo (A.C. 1715 "Modifica all'articolo 7 della legge 8 novembre 1991, n. 362, in materia di titolarità e gestione delle farmacie private da parte di società"), costituito da un unico articolo, è piuttosto snello, e, secondo le intenzioni del suo promotore, dovrebbe favorirne l'esame.
Poi a fine marzo è stato depositato in Parlamento sotto forma di proposta di legge, «un testo legislativo di un unico articolo, per il quale ho già trovato tra le forze della maggioranza e delle opposizioni grande apertura e disponibilità all'esame».
Mercoledì, il dispositivo ha fatto un ulteriore passaggio con l'assegnazione in Commissione Affari Sociali della Camera. Ora occorrerà vedere come proseguirà l'iter.
Per altro, il tetto del 20% di farmacie su base regionale per ciascuna società previsto dalla legge concorrenza «come evidenziato dalla Fofi, potrebbe consentire a cinque società di controllare tutte le 20.000 farmacie italiane aprendo la strada alla creazione di oligopoli, con una forte prevalenza degli obiettivi di profitto e di mercato e con conseguenze negative per la qualità del servizio reso alla popolazione. In questo senso, la presente proposta di legge, può rappresentare un importante correttivo per salvaguardare e potenziare la capillare rete delle farmacie di comunità, integrata nel Servizio sanitario nazionale coerentemente con la sua mission di continua risposta alle esigenze dei cittadini».
La modifica alla legge Concorrenza
Come si ricorderà, a essere previsto è che per le società che gestiscono farmacia «i soci, rappresentanti almeno il 51% del capitale sociale e dei diritti di voto, devono essere farmacisti iscritti all'albo. Il venir meno di tale condizione costituisce causa di scioglimento della società, salvo che la società non abbia provveduto a ristabilire la prevalenza dei soci farmacisti professionisti nel termine perentorio di sei mesi. In caso di intervenuto scioglimento della società, l'autorità competente revoca l'autorizzazione all'esercizio di ogni farmacia di cui la società eÌ titolare». Per le società «già costituite alla data di entrata in vigore della presente disposizione sono tenute ad adeguarsi entro trentasei mesi dalla citata data di entrata in vigore. In caso di mancato adeguamento, si applica una sanzione amministrativa pecuniaria di 50.000 euro. Nello stato di previsione del Ministero della salute eÌ istituito il fondo per la tutela delle piccole farmacie, a cui affluiscono gli importi delle sanzioni».Tetto ai capitali: i precedenti tentativi
Il tema non è nuovo e come ricordato dallo stesso Trizzino in una videointervista a FederfarmaChannel, in occasione di Cosmofarma, già «nella Legge Bilancio 2019 avevo presentato un emendamento, fissando il tetto del 51% come denominatore minimo di garanzia della componente professionale, ma questo non è stato ritenuto congruo». In contemporanea, anche in Senato era stato fatto un tentativo analogo (primi firmatari Sileri e Romeo), arenato per le stesse ragioni, con una ulteriore replica anche quando l'emendamento è stato «ripresentato da me in occasione del Ddl Semplificazioni».Poi a fine marzo è stato depositato in Parlamento sotto forma di proposta di legge, «un testo legislativo di un unico articolo, per il quale ho già trovato tra le forze della maggioranza e delle opposizioni grande apertura e disponibilità all'esame».
Mercoledì, il dispositivo ha fatto un ulteriore passaggio con l'assegnazione in Commissione Affari Sociali della Camera. Ora occorrerà vedere come proseguirà l'iter.
No alla svendita di farmacie
D'altra parte, si legge nella relazione tecnica, «come più volte sancito dalla giurisprudenza italiana, ma anche europea, la gestione professionale a cura del farmacista rappresenta la garanzia per il corretto esercizio del servizio farmaceutico». Con la proposta di legge, «che non comporta nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, si vuole quindi assicurare una conduzione societaria delle farmacie perfezionata mediante deliberazioni sociali tecnico-professionali condivise dalla componente professionale formata dai soci farmacisti, nonché impedire la svendita delle farmacie nazionali alle imprese internazionali che pagano le tasse in Stati esteri».Per altro, il tetto del 20% di farmacie su base regionale per ciascuna società previsto dalla legge concorrenza «come evidenziato dalla Fofi, potrebbe consentire a cinque società di controllare tutte le 20.000 farmacie italiane aprendo la strada alla creazione di oligopoli, con una forte prevalenza degli obiettivi di profitto e di mercato e con conseguenze negative per la qualità del servizio reso alla popolazione. In questo senso, la presente proposta di legge, può rappresentare un importante correttivo per salvaguardare e potenziare la capillare rete delle farmacie di comunità, integrata nel Servizio sanitario nazionale coerentemente con la sua mission di continua risposta alle esigenze dei cittadini».
fonte:
Farmacista 33
