» I vantaggi del welfare aziendale in farmacia
 

I vantaggi del welfare aziendale in farmacia

Gli esperti consigliano di puntare sui sistemi di welfare, a vantaggio di tutti, dipendenti e impresa. I dipendenti, da un lato, possono convertire il premio aziendale in beni e servizi, scegliendo in base ai bisogni personali e familiari; ottenere un maggiore potere di acquisto grazie alla detassazione del premio; accedere a prodotti a condizioni migliori di quelle che potrebbero avere singolarmente. L’impresa, dall’altro, beneficia di un incremento della soddisfazione dei dipendenti, di un aumento della capacità di attrarre personale qualificato e di una limitazione del turnover, di un miglioramento delle performance attraverso il contenimento dei costi e l’aumento della produttività, di una riduzione del cuneo fiscale grazie ad appositi benefici. welfare in farmacia Il welfare nel nuovo Ccnl In questo contesto, l’idea è fare in modo che il welfare aziendale venga inserito all’interno del nuovo Contratto collettivo nazionale del lavoro (Ccnl) delle farmacie private, scaduto ormai da sei anni. Si tratta di uno dei nodi da sciogliere nelle trattative (iniziate nel 2017) tra Federfarma e le organizzazioni sindacali dei lavoratori (Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs). “Fin da subito, l’argomento è stato inserito nella discussione e correlato al tema del premio di risultato”, spiega Giuseppe Palaggi, coordinatore della delegazione di Federfarma per il Contratto collettivo nazionale del lavoro e presidente di Federfarma Viterbo. “Il welfare aziendale è uno degli strumenti più attuali per sostenere il dialogo e la coesione tra lavoratori e titolari e per favorire la crescita della farmacia, che dipende soprattutto dal valore dei dipendenti e dalla loro capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati. A ciò va aggiunto il vantaggio, per entrambe le parti, dal punto di vista fiscale, stabilito dall’attuale normativa. Per trovare un accordo è necessario, però, che tutti ci sforziamo di uscire dalla comfort zone delle abitudini e degli approcci consolidati e incardinati nella dinamica della contrapposizione degli interessi. Serve, invece, una nuova filosofia, che porti a considerare il nuovo contratto come un tassello fondamentale per il rafforzamento e lo sviluppo della farmacia come sistema”. Sempre a proposito di welfare, così si esprime Francesco Imperadrice, presidente del Sindacato nazionale dei farmacisti non titolari (Sinasfa): “Per quanto riguarda il nostro settore, la strada da percorrere è ancora lunga. Sono troppi al momento i problemi che ancora non hanno una risposta. Del resto, sono pochissime le farmacie che hanno avviato progetti in questa direzione, anche se, là dove c’è, il welfare si rivela uno strumento utile e importante”. Secondo i dati del report di Federfarma ‘La farmacia italiana 2017’, i dipendenti delle farmacie in Italia sono 60mila, dei quali 40mila sono farmacisti collaboratori con un’età media di 40 anni. Le donne sono in larga maggioranza (80%). Farmacista donna L’esperienza di Federfarma Milano In effetti, le farmacie che si sono attivate in tal senso non sono molte. E sono tutte concentrate in Lombardia, l’unica regione in cui sono stati avviati progetti specifici. Pioniera è stata Federfarma Milano che, nel giugno del 2018, ha firmato un accordo con Ubi Banca, al fine di offrire alle farmacie associate, che sono più di mille per un totale di quasi 6mila dipendenti, il programma F-Welfare. In pratica, quest’ultimo consente ai titolari di accedere tramite pc, tablet o smartphone alla piattaforma gestionale Ubi Welfare Network, uno strumento per avviare programmi di welfare completi, semplici da gestire, con costi ridotti. In seguito, il dipendente non dovrà fare altro che connettersi per convertire il proprio premio in vari benefit e servizi. Qualche esempio? Rimborsi spese per babysitter, asilo nido, mensa scolastica, master universitari, gite; buoni acquisto per viaggi, libri, abbigliamento, ma anche carte carburante e ricariche telefoniche; visite mediche e controlli sanitari. “In precedenza, piccole aziende come le farmacie, che contano in media un paio di dipendenti a testa, erano escluse dal welfare aziendale, soprattutto per le difficoltà di natura burocratica e i costi”, fa notare Annarosa Racca, presidente di Federfarma Milano e già presidente di Federfarma nazionale. “Grazie a strumenti come quello attuato, oggi anche le farmacie, al pari delle grandi imprese, possono avviare un sistema di benefit che può rappresentare un volàno per migliorare la produttività della farmacia e la soddisfazione dei dipendenti. Un nuovo percorso per aumentare la cultura manageriale e imprenditoriale, un’idea moderna, al passo con i tempi”. Racca ci tiene a sottolineare la centralità dei dipendenti ai quali è rivolto il servizio: “L’apertura al welfare aziendale è la testimonianza di quanto siano fondamentali per noi i collaboratori, prima risorsa delle nostre farmacie. Questa iniziativa vuole dimostrare con i fatti, e non solo a parole, che la loro importanza va riconosciuta, tutelata e salvaguardata, in primo luogo proprio dai titolari stessi”. Il welfare a Brescia e a Varese Sulla scia dell’esperienza all’ombra del Duomo, nel settembre del 2018 anche per le farmacie bresciane, che sono oltre 360, per un totale di circa mille collaboratori, si sono aperte le porte del welfare aziendale, grazie alla sottoscrizione del protocollo d’intesa tra Federfarma Brescia e Ubi Banca. “Quando ci è stato proposto il progetto, lo abbiamo subito condiviso”, racconta Clara Mottinelli, presidente dell’associazione locale dei titolari, “perché oggi per essere competitivi sul mercato occorre giocare con tutta la squadra, composta da titolare e dipendenti. Inoltre, la piattaforma è utile due volte alle farmacie, che possono a loro volta proporsi come fornitrici di servizi nell’ambito dei programmi di welfare avviati dalle altre aziende che partecipano al network”. L’ultima, in ordine temporale, ad avviare il progetto, nel marzo del 2019, siglando un accordo con Ubi Banca, è stata Federfarma Varese, che rappresenta circa 240 farmacie. “Questa iniziativa permette ai nostri associati di adottare sistemi avanzati di premialità nei confronti dei dipendenti”, commenta il presidente dell’associazione Luigi Zocchi, “riconoscendo i meriti individuali al di là del contratto unico nazionale, che non può tenere conto delle differenze territoriali tra le farmacie e della diversità, in termini di preparazione e di attività svolta, dei singoli dipendenti”. L’auspicio è che queste esperienze possano diventare un punto di riferimento per altre associazioni provinciali, oltre a rappresentare dei paradigmi di confronto e discussione nell’ottica del rinnovo contrattuale. Oltre la distinzione tra capitale e lavoro “Certo è difficile che aziende di piccole dimensioni possano sostenere da sole il welfare aziendale”, conferma il sociologo Luca Pesenti, docente di Sistemi di welfare comparati e di Soggetti, strumenti e regole del welfare all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e autore del libro Il welfare in azienda. Imprese smart e benessere dei lavoratori (Vita e Pensiero), “ma lo possono mettere in atto agendo insieme alle medie e grandi imprese, ad esempio attraverso il contratto di rete, uno strumento introdotto nell’ordinamento giuridico italiano nel 2009, che permette di realizzare cluster di imprese che collaborano per il raggiungimento di un determinato obiettivo”. Dopo la ‘spinta’ fiscale data dalla legge di stabilità del 2016, la cultura del welfare aziendale si è progressivamente affermata, anche se, soprattutto in alcuni settori, occorrerebbe scommettere di più su questi strumenti. Perché quello del welfare è un modello innovativo, aperto, che mira a ridurre l’antica conflittualità tra capitale e lavoro per costruire una dinamica sinergica e collaborativa finalizzata alla creazione di una cultura del valore condiviso. Per la farmacia è senz’altro una sfida. La sfida del futuro.
 
 

fonte:

Farmacianews