Triptorelina? Testosterone. Il vero allarme

Capita, nonostante l’età, ancora di stupirsi di come improvvisi incendi si inneschino in zone marginali di competenze iperspecialistiche e come grezze posizioni estreme vengano attribuite a professionisti che hanno passato decenni a distillarle dai pregiudizi dell’inesperienza indiretta.
Capita, assai spesso, che questi violenti posizionamenti contrapposti si accompagnino a un totale disinteresse per le emergenti problematiche reali dello stesso settore. Quello che sta accadendo per le terapie farmacologiche per quella che il politically correct chiama “disforia di genere”, e i più ancora transessualismo, è proprio questo.
L’età media dei pazienti con disagio psichico, come sanno bene anche coloro che si occupano di disturbi
alimentari, è in rapida discesa: ormai un numero considerevole di pazienti che richiedono il transito verso l’altro sesso è in età pediatrica (e per più del 70% dei soggetti in età pediatrica questo avviene prima della pubertà). Ai tempi della “famiglia normativa”, quella che insegnava le regole di sopravvivenza sociale disinteressandosi della felicità della prole, nessuna richiesta di intervento era portata all’attenzione medica prima della maggiore età del soggetto.
Nell ’attuale “famiglia affettiva”, dove il benessere psichico della prole è stato portato in primo piano, non sempre è presente l’argine genitoriale e le scelte per i professionisti hanno dovuto integrare maggiori dosi di complessità e prudenza.
Ma, come sanno bene i Niloti, non necessariamente il cedere di un argine è cosa negativa. Se le ambivalenze preadolescenziali consigliano tutti i dovuti e prolungati approfondimenti prima di accettare
qualsiasi, anche se pressante, richiesta, rimane la consapevolezza che rifiuti –più pregiudiziali che competenti –espongono il soggetto a un successivo calvario chirurgico che potrebbe essere evitato con una terapia farmacologica di arresto temporaneo dello sviluppo pubere. E qui entra in ballo la Triptorelina, farmaco costoso del quale è valutata dall’AIFA la rimborsabilità per questa indicazione.
Qualcuno ha preso questa iniziativa (che giunge fra l’altro con una trentina di anni di ritardo rispetto ad altre nazioni europee) come un “l iberi tutti”; altri, come un secondo argine in pericoloso cedimento, e da
qui le polemiche. Si fa fatica però a comprendere perché la posizione moderata espressa dai competenti
di settore non possa essere universalmente condivisa: “L’accesso facilitato al farmaco non deve in alcun
modo comportare un abbassamento degli standard diagnostici che devono rimanere rigorosi, percontrollati
e condivisi, perché riferiti a popolazione fragile, ma in ogni caso va considerato in modo estremamente positivo per quei pochi casi in cui la convergenza diagnostica di più specialisti ha valutato una inevitabilità di transito, sia al fine di non aggiungere il disagio economico a quello acuto intrapsichico, sia per evitare successivi inutili calvari chirurgici”.
Veniamo alla reale attuale emergenza farmacologica della quale nessuno parla : non c’è più testosterone
in giro! Questa frase così spesso uscita dalle labbra delle giovani in infruttuosa ricerca partneriale acquista un nuovo significato per chi presenta una disforia di genere: le persone che vogliono transitare verso il sesso maschile stanno questuando di farmacia in farmacia alla ricerca dei pochi prodotti disponibili con un prezzo abbordabile e, data la ristrettezza dei prescrittori imposta dalla normativa, questi ultimi sono assaltati dai pazienti alla ricerca di una ricetta utilizzabile.
Una situazione che aggiunge un ulteriore disagio a un settore già disagiato di suo e che merita almeno
una attenzione preliminare alla risoluzione.
Ma di questo nessuno scrive nonostante “T estosterone non Triptorelina” si abbrevi in TNT, il più potente degli esplosivi.
*Responsabile Settore adeguamento di genere ASST - Grande ospedale metropolitano Niguarda, Milano
Capita, assai spesso, che questi violenti posizionamenti contrapposti si accompagnino a un totale disinteresse per le emergenti problematiche reali dello stesso settore. Quello che sta accadendo per le terapie farmacologiche per quella che il politically correct chiama “disforia di genere”, e i più ancora transessualismo, è proprio questo.
L’età media dei pazienti con disagio psichico, come sanno bene anche coloro che si occupano di disturbi
alimentari, è in rapida discesa: ormai un numero considerevole di pazienti che richiedono il transito verso l’altro sesso è in età pediatrica (e per più del 70% dei soggetti in età pediatrica questo avviene prima della pubertà). Ai tempi della “famiglia normativa”, quella che insegnava le regole di sopravvivenza sociale disinteressandosi della felicità della prole, nessuna richiesta di intervento era portata all’attenzione medica prima della maggiore età del soggetto.
Nell ’attuale “famiglia affettiva”, dove il benessere psichico della prole è stato portato in primo piano, non sempre è presente l’argine genitoriale e le scelte per i professionisti hanno dovuto integrare maggiori dosi di complessità e prudenza.
Ma, come sanno bene i Niloti, non necessariamente il cedere di un argine è cosa negativa. Se le ambivalenze preadolescenziali consigliano tutti i dovuti e prolungati approfondimenti prima di accettare
qualsiasi, anche se pressante, richiesta, rimane la consapevolezza che rifiuti –più pregiudiziali che competenti –espongono il soggetto a un successivo calvario chirurgico che potrebbe essere evitato con una terapia farmacologica di arresto temporaneo dello sviluppo pubere. E qui entra in ballo la Triptorelina, farmaco costoso del quale è valutata dall’AIFA la rimborsabilità per questa indicazione.
Qualcuno ha preso questa iniziativa (che giunge fra l’altro con una trentina di anni di ritardo rispetto ad altre nazioni europee) come un “l iberi tutti”; altri, come un secondo argine in pericoloso cedimento, e da
qui le polemiche. Si fa fatica però a comprendere perché la posizione moderata espressa dai competenti
di settore non possa essere universalmente condivisa: “L’accesso facilitato al farmaco non deve in alcun
modo comportare un abbassamento degli standard diagnostici che devono rimanere rigorosi, percontrollati
e condivisi, perché riferiti a popolazione fragile, ma in ogni caso va considerato in modo estremamente positivo per quei pochi casi in cui la convergenza diagnostica di più specialisti ha valutato una inevitabilità di transito, sia al fine di non aggiungere il disagio economico a quello acuto intrapsichico, sia per evitare successivi inutili calvari chirurgici”.
Veniamo alla reale attuale emergenza farmacologica della quale nessuno parla : non c’è più testosterone
in giro! Questa frase così spesso uscita dalle labbra delle giovani in infruttuosa ricerca partneriale acquista un nuovo significato per chi presenta una disforia di genere: le persone che vogliono transitare verso il sesso maschile stanno questuando di farmacia in farmacia alla ricerca dei pochi prodotti disponibili con un prezzo abbordabile e, data la ristrettezza dei prescrittori imposta dalla normativa, questi ultimi sono assaltati dai pazienti alla ricerca di una ricetta utilizzabile.
Una situazione che aggiunge un ulteriore disagio a un settore già disagiato di suo e che merita almeno
una attenzione preliminare alla risoluzione.
Ma di questo nessuno scrive nonostante “T estosterone non Triptorelina” si abbrevi in TNT, il più potente degli esplosivi.
*Responsabile Settore adeguamento di genere ASST - Grande ospedale metropolitano Niguarda, Milano
fonte:
Il Fatto Quotidiano
