» Vaccini covid, in Molise Farvima recapita ai punti vaccinali. Senza celle frigorifere
 

Vaccini covid, in Molise Farvima recapita ai punti vaccinali. Senza celle frigorifere

Sembrava che almeno con il primo vaccino, Comirnaty di Pfizer-BioNTech, la distribuzione farmaceutica italiana se ne sarebbe rimasta in disparte per le complicazioni legate alla conservazione delle fiale (stoccaggio in celle a -75° per non più di sei mesi, in borse isolanti con ghiaccio secco per massimo 10 giorni, in frigoriferi standard 2-8° per non più di cinque giorni). E invece dal 4 gennaio a rifornire i tre ospedali e le 12 case di riposo del Molise dove si sta vaccinando contro covid sono i furgoni di Farvima, che assicurano la consegna senza dotazioni speciali né borse isotermiche a ghiaccio secco ma con semplici contenitori isotermici e piastrine eutettiche. «Andiamo a prelevare le fiale all’ospedale di Campobasso, dov’è stata installata una cella frigorifera che attualmente conserva circa 9mila dosi» spiega a Pharmacy Scanner Antonio Aitoro, direttore centrale Operations del Gruppo Farvima «da lì recapitiamo ai centri vaccinali istituiti dalla Regione. Esce soltanto quello che viene usato entro la giornata, in base a una pianificazione che non può permettersi sbavature. Operiamo in una “logica di servizio integrato” che è stata fortemente promossa dal nostro amministratore delegato, Mirko De Falco».

Agevola il fatto che il territorio molisano ha un’estensione non proprio sperduta. «Le distanze da coprire non vanno oltre i 60 chilometri a tratta» conferma Aitoro «ma lo sforzo logistico che dobbiamo sostenere è comunque considerevole: non ci possiamo permettere il minimo ritardo, perché personale sanitario e assistiti non stanno lì ad aspettarci, quindi vanno calcolate e prevenute tutte le variabili. E finora è andato tutto secondo i piani, con 14 consegne nei primi quattro giorni, dal 4 al 7 gennaio. La remunerazione? Per ora è a titolo gratuito».

Aiuta anche l’assetto della distribuzione intermedia nella regione, dove Farvima dispone di un proprio magazzino (e dall’inizio della pandemia fornisce i farmaci della diretta alle farmacie del territorio, che li dispensano in base a un accordo firmato a marzo con la Regione per sfollare le strutture ospedaliere). «La distribuzione di un vaccino tipo Comirnaty» è la riflessione finale di Aitoro «può fare perno su un grossista del farmaco soltanto in realtà regionali ben circoscritte, dove l’azienda ha una presenza solida e centrale. In territori più ampi e frastagliati, le cose cominciano a farsi complicate».

 
 

fonte:

Pharmacy SCANNER